Allarme della IATA sui dati personali delle rotte UE-USA

Se entro settembre non sarà trovato un accordo sul trattamento delle informazioni dei passeggeri le compagnie aeree potrebbero arrivare a non volare per non infrangere le leggi!!

Se il mese prossimo Stati Uniti ed Unione Europea non riusciranno a trovare una accordo sulla fornitura dei dati relativi ai passeggeri dei voli trasatlantici 105.000 persone alla settimana potrebbero rimanere a terra. Questo il timore del direttore generale della International Air Transport Association (IATA), Giovanni Bisignani. Le due parti necessitano infatti di un accordo entro la fine di settembre dopo che a maggio la Corte Europea di Giustizia aveva definito quello attuale inaccettabile (ossia privo di basi legali appropriate), poiché richiede che le compagnie aeree forniscano alle autorità statunitensi nomi, indirizzi, dettagli sui pagamenti dei biglietti e numeri di telefono dei passeggeri sui voli diretti negli USA. Se prima di ottobre non si troverà una soluzione le compagnie aeree saranno quindi costrette a decidere se continuare a fornire informazioni in violazione della legge sulla privacy europea, trattenerle, in violazione della legge statunitense, o tenere a terra i voli senza quindi violare alcuna legge, spiega Bisignani: “Credo che ci sia il tempo per prendere una decisione. Non sta a me dire quale sia la migliore. Sta a me dire che auspico un incremento della cooperazione e della discussione tra le due parti perché non possiamo trovarci in questa situazione al 30 settembre, scegliendo quale legge violare”.

I commenti di Bisignani arrivano a due giorni da quanto scritto sul Washington Post da Michael Chertoff, segretario dello US Homeland Security, sul fatto che gli Stati Uniti necessitano un continuo accesso alle informazioni personali relative ai passeggeri, desiderando anche minore rigidità sul loro utilizzo. Nell’articolo si afferma quindi che lo US Customs and Border Protection (ossia il l’Ufficio delle Dogane e della Protezione di Frontiera degli Stati Uniti) riceve le informazioni regolarmente ma non può condividerle liberamente con gli investigatori di altre divisioni. Gli Stati Uniti ritengono che i dati consentono l’identificazione di alcuni passeggeri per uno screening aggiuntivo quando arrivano negli USA, riducendo il tempo necessario a quello dei passeggeri a basso rischio.

Fonte: ComputerWorld On line

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